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- SIAMO ANCORA NELLA PREISTORIA
Uscire dalla preistoria non è difficile.
Quando è stata
inventata la ruota, la ruota era già stata inventata: ma veniva usata non come
mezzo di locomozione, ma quale mola di tornio per frantumare cereali. Il passo
da fare era piccolo per giungere all'intuizione che, oltre all'asino o all'uomo
che spingeva il palo della mola, la ruota poteva essere abbinata al cavallo o
al bue, per correre ed arare: ma ci vollero circa 10.000 anni, dal 15.000 al
5.000 circa avanti Cristo.
E così in edilizia: l'industrial-design, la
progettazione per attività di hi-tec, l'hi-fi, il web, già usano da molti
decenni l'impiantistica integrata e stampata, l'elettronica, la cibernetica; da
tempo usano criteri di flessibilità, di trasformabilità, di organicità, di
riproducibilità, di stampabilità; e sperimentano nuovi materiali ormai
collaudati dal tempo come leghe al tungsteno o al molibdeno, l'acciaio inox,
fibre di carbonio, fibre ottiche, comandi vocali, telecomandi.
L'edilizia no: in edilizia si impasta, a mano o
con mezzi meccanici antidiluviani (quasi come la mola trainata dall'asino);
in edilizia la
porta di ingresso si inchiava a dieci mandate, con chiavi di sicurezza sempre
più robuste, sempre più simili a quelle medioevali tornite con tondo del
10;
in edilizia si
tirano giù le tapparelle, perché non si riesce a schermare la luce con sistemi
automatici, per non dire ottici, che sarebbe fantascienza; le finestre, tranne
che in qualche grande architettura (quella rappresentativa e per classi
abbienti), sono in piano, il vetro è trasparente.
In qualsiasi
utilitaria, invece e già da tanto tempo, il vetro è leggermente arcuato con
curva aerodinamica, leggermente fumè, sfumato dalla parte alta verso il basso,
spesso anche fotosensibile a gradazione bilanciata a seconda della luce.
Nella casa gli
oggetti di arredo si aggiungono, si posano sopra al pavimento o si sospendono a
parete con staffe pericolose o destinate a strapparsi dal muro;
nell'automobile
questo avviene solo appena nasce un nuovo optional: chi non aveva il Tom-Tom,
se l'è comprato, e l'ha dovuto mettere appeso, a ventosa più o meno
autoreggente, ma sempre destinata a cadere; ma questo per poco; subito sono
nate le automobili di nuova generazione, ed il Tom-Tom si è integrato nel
cruscotto, come la radio, la TV, il quadro comando, il tutto sempre con disegno
accattivante e cruscotto in legno di radica.
Ben diverso dal quadro elettrico di un
appartamento, che si mette regolarmente dietro la porta di ingresso, in maniera
che quando si entra non si possa vedere, perché osceno.
Unica eccezione dell'ultima ora, la televisione
al plasma, ultrapiatto, che facilmente si integra nel muro, contornato da altri
arredi (ma dobbiamo parlare dei fili?):
ma è comunque aggiunto, non fa parte della
struttura della casa, la miriade di fili lo debbono raggiungere da fuori in un
ammasso informe di cavi male arrotolati ed intrecciati, anche perché se ben
arrotolati farebbero "effetto solenoide" ed il segnale avrebbe a
risentirne;
e quanti sono quei fili! quello di rete
elettrica con relativo trasformatore, le antenne (ora sia satellitare che
terrestre), il cavo dei decoder (Sky e satellitare), il cavo del
mangiacassette, il cavo del lettore DVD, la rete del computer, i cavi delle
casse e del sistema surround... al massimo li copriamo con un copri-cavo
Meliconi
purtroppo, siamo ancora nella preistoria!
Uscire dalla preistoria in edilizia non è
facile.
Sarebbe
facile, in quanto non vi sono particolari impedimenti tecnologici: le
cognizioni tecniche ci sarebbero, ma vengono utilizzate per tutte le altre
branchie dello scibile umano, ma non per l'edilizia.
E questo per mancanza di ricerca applicativa,
di innovazione dei cantieri, di attenzione imprenditoriale alla materia; in
pratica, riassumendo, di cultura degli addetti ai lavori, compresi ovviamente i
tecnici, architetti o ingegneri che siano.
Si, difetto di cultura!!!
Gli architetti tendono a quella progettazione
da "numero uno", a quel "o
famo strano" di verdoniana memoria: a quelle forme irripetibili, e
spesso invivibili, poco funzionali e mal funzionanti, troppo belle per essere
vere, troppo astrali per essere nella storia, non riproducibili perchè
"l'arte deve essere una", deve essere come la moneta: "
unica":
Montesano (ai tempi
dell'introduzione dell'euro, in un celebre
monologo del suo personaggio “vecchietto senza dente davanti”, che
fischia sputando dal suo spazio interdentale) viene catapultato da un camion
della spazzatura direttamente in discarica, in perfetto tema di romanità; tira fuori dalla tasca la sua ultima
diecimila lire, a lenzuolo, ormai scaduta, e declama: "ma non capisco proprio perchè tutti vogliono
sta' moneta unica: io da mo' che cell'ho! eccola qui, unica, ma da
mòòòò...!!!"
E così gli
Architetti progettano monumenti, per passare alla storia, e non si
curano dei problemi dell'habitat, dei milioni di vani di cui la gente ha
bisogno, delle quantità di servizi e di verde da cui il quartiere dipende.
Si fanno grattacieli per industrie e grandi
imprese, per centrali del potere; si fanno "nuvole" da esposizione per abbacinare visitatori da
esposizione (tema molto attuale oggi in Italia, vista la onorata vittoria di
Milano per l'Expò del 2.015).
Invece quando
si passa al residenziale, apriti cielo
Serpentone di Corviale: due palazzi uno
di fronte all’altro, lunghi un Kilometro di prospetto, per nove piani di
altezza, senza un balcone, con ballatoi lunghissimi per 1.200 appartamenti, di
un fior fiore di Architetto, pezzo da novanta come Mario Fiorentini, e
Federico Gorio, Piero Maria Lugli, Giulio Sterbini e Michele Valori:
peggio di Guantanamo!
Morale N. 1:
gli interventi PEEP (edilizia economica e popolare) sono stati una grande
occasione perduta, molto per colpa degli Architetti, anche se non
solo.
Serpentone di Spinaceto: stesso
discorso, fate voi.
Morale N. 2: quando nascono, ai bambini
chiedetegli subito cosa vogliono fare da grandi; se dicono
"l'Architetto", sapete Voi cosa dovete fare.
“Va sventato subito l'equivoco che il
Corviale – e lo Spinaceto - sia qualcosa come un'unità di abitazione (di
Marsiglia, progettata da Le Corbusier):
Corviale si pone proprio al contrario dell'Unità
di Abitazione, che è stata pensata come elemento ripetitivo, come organismo che
viene studiato nella sua complessità e funzionalità e può essere ripetuto.
Il Corviale invece, nasce come un unicum per
quel sito e per questa città di Roma”
L’Unité d'Habitation de Marseille, del 1.946 (!!!) (e non del 2.500)
rappresenta un nuovo modo di costruire la città, quasi come se i moduli – fino
a 1.500 persone - fossero stati costruiti in serie in stabilimento e poi
assemblati, quasi una “macchina per abitare”.
Lunga 165 metri, larga 24 metri e alta 56
metri, evoca la tematica del piroscafo urbano ancorato in un parco.
Laboratorio per un nuovo "sistema
abitativo", la “Cité Radieuse ospita” 337 appartamenti di 23 tipi diversi,
i quali offrono altrettanti alloggi confortevoli per 1-10 persone:
l'appartamento "tipo" è pensato per 4 persone.
“Ogni unità abitativa è del tipo
"duplex", cioè disposto su due livelli e una scala interna. Gli
ingressi sono disposti lungo un corridoio-strada situato ogni due piani. Al
settimo e ottavo piano sono presenti una parte dei servizi generali necessari
alla popolazione (asilo nido, negozi, lavanderia, ristorante, ecc.), in modo da
eliminare, secondo la teoria di Le Corbusier, il salto dimensionale tra il
singolo edificio e la città, cosicché il primo divenga un sottomultiplo della
seconda.”
Per Le Corbusier non esiste una sostanziale distinzione tra l’urbanistica e
l’architettura e la sua attenzione si è rivolta a studiare un sistema di
relazioni che, partendo dalla singola unità abitativa, intesa come cellula di
un insieme, si estende via via all'edificio, al quartiere, alla città,
all'intero ambiente costruito, il tutto secondo i celeberrimi "Cinque punti" dell’architettura
razionale:
1.
pilotis (piloni): le abitazioni sono
separate dal terreno per mezzo di sostegni in cemento armato (piloni) e l'area sottostante
utilizzata come giardino, garage, oppure per far passare le strade.
2.
Tetto-giardino: Il tetto delle unità
di abitazione è utilizzato come giardino; vengono piantate piante ed erbe; su
di esso è possibile creare anche una piscina.
3.
Plan-libre (pianta libera): lo
scheletro dell'edificio è realizzato in cemento armato che elimina la funzione
dei muri portanti, e aprendo la strada alla libertà di inserire pieni e vuoti a
piacimento, senza i vincoli che costringevano l'architettura precedente.
4.
Facciata libera: è anch'essa una
conseguenza dell'uso del cemento armato, che consente di tamponare i vuoti a
piacimento, con pareti isolanti o infissi trasparenti.
5.
Finestra a nastro: altra innovazione
permessa dal cemento armato; la facciata può essere tagliata in orizzontale da
un'immensa vetrata orizzontale, permettendo un' illuminazione degli interni mai
vista prima).
Osservando il basamento si può notare
l’adozione dei pilotis (punto 1), a forma di tronco di cono rovesciato, per
sorreggere tutto il corpo di fabbrica, separando le abitazioni dall’oscurità e
dall’umidità derivanti dalla collocazione a terra, ma, soprattutto, rinunciando
definitivamente alle mura portanti e quindi affidando il sostegno del solaio ai
soli pilastri.
Un’altra innovazione è rappresentata (punto
2) dal tetto giardino, grande reminiscenza dei giardini pensili della cultura
assiro-babilonese.
L’ennesima intuizione si può evincere
dall’arretramento degli stessi pilastri rispetto al filo dei solai: questa
tecnica consente uno sviluppo della facciata indipendente dal resto
dell’appartamento e in particolare permette l’utilizzo di finestre a nastro
(punto 5), capaci di scorrere lungo la parete e di fornire un’illuminazione
eccellente.