venerdì 10 aprile 2015

3 - SIAMO ANCORA NELLA PREISTORIA

  Uscire dalla preistoria non è difficile.

  Quando è stata inventata la ruota, la ruota era già stata inventata: ma veniva usata non come mezzo di locomozione, ma quale mola di tornio per frantumare cereali. Il passo da fare era piccolo per giungere all'intuizione che, oltre all'asino o all'uomo che spingeva il palo della mola, la ruota poteva essere abbinata al cavallo o al bue, per correre ed arare: ma ci vollero circa 10.000 anni, dal 15.000 al 5.000 circa avanti Cristo.
  E così in edilizia: l'industrial-design, la progettazione per attività di hi-tec, l'hi-fi, il web, già usano da molti decenni l'impiantistica integrata e stampata, l'elettronica, la cibernetica; da tempo usano criteri di flessibilità, di trasformabilità, di organicità, di riproducibilità, di stampabilità; e sperimentano nuovi materiali ormai collaudati dal tempo come leghe al tungsteno o al molibdeno, l'acciaio inox, fibre di carbonio, fibre ottiche, comandi vocali, telecomandi.

  L'edilizia no: in edilizia si impasta, a mano o con mezzi meccanici antidiluviani (quasi come la mola trainata dall'asino);
  in edilizia la porta di ingresso si inchiava a dieci mandate, con chiavi di sicurezza sempre più robuste, sempre più simili a quelle medioevali tornite con tondo del 10; 
  in edilizia si tirano giù le tapparelle, perché non si riesce a schermare la luce con sistemi automatici, per non dire ottici, che sarebbe fantascienza; le finestre, tranne che in qualche grande architettura (quella rappresentativa e per classi abbienti), sono in piano, il vetro è trasparente.

  In qualsiasi utilitaria, invece e già da tanto tempo, il vetro è leggermente arcuato con curva aerodinamica, leggermente fumè, sfumato dalla parte alta verso il basso, spesso anche fotosensibile a gradazione bilanciata a seconda della luce.

  Nella casa gli oggetti di arredo si aggiungono, si posano sopra al pavimento o si sospendono a parete con staffe pericolose o destinate a strapparsi dal muro; 
    nell'automobile questo avviene solo appena nasce un nuovo optional: chi non aveva il Tom-Tom, se l'è comprato, e l'ha dovuto mettere appeso, a ventosa più o meno autoreggente, ma sempre destinata a cadere; ma questo per poco; subito sono nate le automobili di nuova generazione, ed il Tom-Tom si è integrato nel cruscotto, come la radio, la TV, il quadro comando, il tutto sempre con disegno accattivante e cruscotto in legno di radica.

  Ben diverso dal quadro elettrico di un appartamento, che si mette regolarmente dietro la porta di ingresso, in maniera che quando si entra non si possa vedere, perché osceno.

  Unica eccezione dell'ultima ora, la televisione al plasma, ultrapiatto, che facilmente si integra nel muro, contornato da altri arredi (ma dobbiamo parlare dei fili?):
  ma è comunque aggiunto, non fa parte della struttura della casa, la miriade di fili lo debbono raggiungere da fuori in un ammasso informe di cavi male arrotolati ed intrecciati, anche perché se ben arrotolati farebbero "effetto solenoide" ed il segnale avrebbe a risentirne;
  e quanti sono quei fili! quello di rete elettrica con relativo trasformatore, le antenne (ora sia satellitare che terrestre), il cavo dei decoder (Sky e satellitare), il cavo del mangiacassette, il cavo del lettore DVD, la rete del computer, i cavi delle casse e del sistema surround... al massimo li copriamo con un copri-cavo Meliconi
  purtroppo, siamo ancora nella preistoria!

  Uscire dalla preistoria in edilizia non è facile.

  Sarebbe facile, in quanto non vi sono particolari impedimenti tecnologici: le cognizioni tecniche ci sarebbero, ma vengono utilizzate per tutte le altre branchie dello scibile umano, ma non per l'edilizia.
  E questo per mancanza di ricerca applicativa, di innovazione dei cantieri, di attenzione imprenditoriale alla materia; in pratica, riassumendo, di cultura degli addetti ai lavori, compresi ovviamente i tecnici, architetti o ingegneri che siano.
   Si, difetto di cultura!!!

  Gli architetti tendono a quella progettazione da "numero uno", a quel "o famo strano" di verdoniana memoria: a quelle forme irripetibili, e spesso invivibili, poco funzionali e mal funzionanti, troppo belle per essere vere, troppo astrali per essere nella storia, non riproducibili perchè "l'arte deve essere una", deve essere come la moneta: " unica":

   Montesano (ai tempi dell'introduzione dell'euro, in un celebre  monologo del suo personaggio “vecchietto senza dente davanti”, che fischia sputando dal suo spazio interdentale) viene catapultato da un camion della spazzatura direttamente in discarica, in perfetto tema di romanità;  tira fuori dalla tasca la sua ultima diecimila lire, a lenzuolo, ormai scaduta, e declama: "ma non capisco proprio perchè tutti vogliono sta' moneta unica: io da mo' che cell'ho! eccola qui, unica, ma da mòòòò...!!!"

  E così gli Architetti progettano monumenti, per passare alla storia, e non si curano dei problemi dell'habitat, dei milioni di vani di cui la gente ha bisogno, delle quantità di servizi e di verde da cui il quartiere dipende.
  Si fanno grattacieli per industrie e grandi imprese, per centrali del potere; si fanno "nuvole" da esposizione per abbacinare visitatori da esposizione (tema molto attuale oggi in Italia, vista la onorata vittoria di Milano per l'Expò del 2.015).

  Invece quando si passa al residenziale, apriti cielo
  Serpentone di Corviale: due palazzi uno di fronte all’altro, lunghi un Kilometro di prospetto, per nove piani di altezza, senza un balcone, con ballatoi lunghissimi per 1.200 appartamenti, di un fior fiore di Architetto, pezzo da novanta  come Mario Fiorentini, e Federico Gorio, Piero Maria Lugli, Giulio Sterbini e Michele Valori:
  peggio di Guantanamo!


   Morale N. 1: gli interventi PEEP (edilizia economica e popolare) sono stati una grande occasione perduta, molto per  colpa degli Architetti, anche se non solo.
   Serpentone di Spinaceto: stesso discorso, fate voi.
  Morale N. 2: quando nascono, ai bambini chiedetegli subito cosa vogliono fare da grandi; se dicono "l'Architetto", sapete Voi cosa dovete fare.


  “Va sventato subito l'equivoco che il Corviale – e lo Spinaceto - sia qualcosa come un'unità di abitazione (di Marsiglia, progettata da Le Corbusier):
  Corviale si pone proprio al contrario dell'Unità di Abitazione, che è stata pensata come elemento ripetitivo, come organismo che viene studiato nella sua complessità e funzionalità e può essere ripetuto.
  Il Corviale invece, nasce come un unicum per quel sito e per questa città di Roma”
  L’Unité d'Habitation de Marseille, del 1.946 (!!!) (e non del 2.500) rappresenta un nuovo modo di costruire la città, quasi come se i moduli – fino a 1.500 persone - fossero stati costruiti in serie in stabilimento e poi assemblati, quasi una “macchina per abitare”.
  Lunga 165 metri, larga 24 metri e alta 56 metri, evoca la tematica del piroscafo urbano ancorato in un parco.
  Laboratorio per un nuovo "sistema abitativo", la “Cité Radieuse ospita” 337 appartamenti di 23 tipi diversi, i quali offrono altrettanti alloggi confortevoli per 1-10 persone: l'appartamento "tipo" è pensato per 4 persone.

  “Ogni unità abitativa è del tipo "duplex", cioè disposto su due livelli e una scala interna. Gli ingressi sono disposti lungo un corridoio-strada situato ogni due piani. Al settimo e ottavo piano sono presenti una parte dei servizi generali necessari alla popolazione (asilo nido, negozi, lavanderia, ristorante, ecc.), in modo da eliminare, secondo la teoria di Le Corbusier, il salto dimensionale tra il singolo edificio e la città, cosicché il primo divenga un sottomultiplo della seconda.”

  Per Le Corbusier non esiste una sostanziale distinzione tra l’urbanistica e l’architettura e la sua attenzione si è rivolta a studiare un sistema di relazioni che, partendo dalla singola unità abitativa, intesa come cellula di un insieme, si estende via via all'edificio, al quartiere, alla città, all'intero ambiente costruito, il tutto secondo i celeberrimi "Cinque punti" dell’architettura razionale:

1. pilotis (piloni): le abitazioni sono separate dal terreno per mezzo di sostegni in cemento armato (piloni) e l'area sottostante utilizzata come giardino, garage, oppure per far passare le strade.

2. Tetto-giardino: Il tetto delle unità di abitazione è utilizzato come giardino; vengono piantate piante ed erbe; su di esso è possibile creare anche una piscina.

3. Plan-libre (pianta libera): lo scheletro dell'edificio è realizzato in cemento armato che elimina la funzione dei muri portanti, e aprendo la strada alla libertà di inserire pieni e vuoti a piacimento, senza i vincoli che costringevano l'architettura precedente.

4. Facciata libera: è anch'essa una conseguenza dell'uso del cemento armato, che consente di tamponare i vuoti a piacimento, con pareti isolanti o infissi trasparenti.

5. Finestra a nastro: altra innovazione permessa dal cemento armato; la facciata può essere tagliata in orizzontale da un'immensa vetrata orizzontale, permettendo un' illuminazione degli interni mai vista prima).
  Osservando il basamento si può notare l’adozione dei pilotis (punto 1), a forma di tronco di cono rovesciato, per sorreggere tutto il corpo di fabbrica, separando le abitazioni dall’oscurità e dall’umidità derivanti dalla collocazione a terra, ma, soprattutto, rinunciando definitivamente alle mura portanti e quindi affidando il sostegno del solaio ai soli pilastri.

  Un’altra innovazione è rappresentata (punto 2) dal tetto giardino, grande reminiscenza dei giardini pensili della cultura assiro-babilonese.

  L’ennesima intuizione si può evincere dall’arretramento degli stessi pilastri rispetto al filo dei solai: questa tecnica consente uno sviluppo della facciata indipendente dal resto dell’appartamento e in particolare permette l’utilizzo di finestre a nastro (punto 5), capaci di scorrere lungo la parete e di fornire un’illuminazione eccellente. 

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