venerdì 17 aprile 2015

CAPITOLO 4 - Sono un architetto pentito

4 - ENTRARE NELLA STORIA... SI PUO'...
 
   In situazioni emergenti (ad esempio le Expò) Architetti ed Ingegneri fin dal lontano 1851 hanno creato delle pagine progettuali di alta tecnologia.
   Quindi pensare che una Edilizia Hi-tech possa esistere, si può...
  non è fantascienza, i presupposti per la fuoriuscita dell'Edilizia dalla Preistoria ci sono, le cognizioni tecniche pure, .... , ma la volontà di utilizzare l'hi-tec in produzione di massa, per migliorare l'habitat, renderlo organico e flessibile, riporoducibile, trasformabile, smontabile e rimontabile (quasi come un manufatto arredo dell'Ikea), quella volontà... no, ancora non c'è; anche se "nulla hosta" perchè tale volontà ci sia. 

  Vedi il Crystal Palace dell'Expò del 1.851 (!!!): a fine Fiera, fu smontato, e rimontato in altro sito con qualche aggiunta sostanziale ma con le medesime caratteristiche, come si vede nelle foto d'epoca qui riprodotte. 




   Come nell'Habitat di Moshe Safdie all'Expò di Montreal nel 1967:
  "Un esempio di architettura forse difficile da digerire al primo impatto, ma  flessibile, trasformabile, aggiungibile, decurtabile; un "organismo in fieri" con una tipologia di immagine che affonda le sue radici nella gasba algerina (era attuale ed emergente la Battaglia di Algeri, film del 66 di Gillo Pontecorvo sui dieci anni di lotta di liberazione portati avanti dal F.L.N. - Fronte Nazionale di Liberazione).




   Un'architettura veramente organica, pur nel cubismo di stampo razionalista delle sue forme, organica in quanto organismo come vivente nella sua adattabilità nel tempo e nello spazio alle esigenze degli abitanti  suoi fruitori.
  Le capsule appaiono applicate alla struttura, aggiunte per aggregazione, per successivo posizionamento, sottintendendo e suggerendo una potenziale flessibilità, accrescibilità e smontabilità, pur non avendone le vere caratteristiche tecniche, in quanto ancora l’evoluzione tecnologica ancora non lo permetteva (ma vi erano vicini, soprattutto morfologicamente). 

  Come nel Padiglione Italiano all'Expò di Osaka, nel 1970, dello studio Valle, dove viene completamente superato il concetto base di ogni struttura, fatto di pilastri e travi, tamponature e solai, tutti rigorosamente perpendicolari, verticali ed orizzontali.  
  Erano anni di grande ricerca. Era la vittoria del "trenta gradi" sull'angolo retto.
  Una vittoria che doveva avvenire, nel mondo del 68 quella sensazione era nell'aria, il “trenta-sessanta” doveva nascere, (come il Messia doveva nascere, chiunque esso potesse essere, nell'anno zero): lo studio Valle era all'avanguardia per una progettazione rivoluzionaria.
  Nel 1972 ospitava al suo interno una compagine dello studio Tange, il più noto architetto giapponese (ed io partecipai per quello studio alla stesura della Relazione Tecnica per il piano particolareggiato di Librino, quartiere satellite di Catania).




    In edilizia la storia è ancora fantascienza, e la fantascienza  dell'altro ieri è la scienza di ieri. L'utopia di ieri è la filosofia di oggi.

  E' di un anno prima rispetto ad Osaka, del 1969, il Progetto/esame (architettura degli interni) di un Cinema a Via Cola di Rienzo redatto dal sottoscritto con altri tre colleghi studenti: la visione preveggente di un passato prossimo è la descrizione, secondo l'immaginario collettivo, della realtà attuale.


   Ma quello che progettavamo trentacinque anni fa, negli anni 60, non era il frutto di pura fantasia onirica, o di elucubrazioni psichedeliche.

  Era frutto di meditazione tecnica, di innovazioni di ingegneria strutturale, di architettura pensata nello spazio e nel "fieri" del tempo; e continuiamo a precisare che,  in contemporanea, persone che non si conoscevano, che non avevano modo di attingere idee ed immagini dall'altro, di diversa leva ed estrazione (l'arch. Valle, già allora affermato ai più alti livelli, ed il nostro gruppo di studenti di Architettura, da poco nato e formato da allora ragazzi), progettavano, per organismi diversi e dislocati agli antipodi del mondo:


 volumi e  strutture con incredibili analogie, tutte apparentabili ad une edilizia che poteva apparire di fantascienza:
   ma fantascienza non era.
  Il padiglione italiano all'expò di Osaka, ed il nostro cinema progettato per un lotto in via Cola di Rienzo a Roma, sono apparentati da una simile tipologia di pensiero.

 PADIGLIONE ITALIANO A OSAKA


CINEMA IN VIA COLA DI RIENZO

   Ma torniamo alle Expò, ed andiamo indietro nel tempo.

   1889 - PARIGI - TORRE EIFFEL
   E' un inno alla tecnica dell'acciaio, ma con la rinuncia al concetto di "funzione", se non quella di "monumento" irripetibile.
  Una precisazione tecnica, che forse ne diminuisce la caratteristica di capolavoro universale di ingegneria (ma questa mia è forse una deformazione professionale da architetto): i quattro archi di ingresso sopra la base, non sono archi "portanti", come vorrebbero apparire all'occhio del visitatore inesperto; anzi, sono archi "portati" dai piloni in diagonale retta, facendolo diventare un "falso strutturale" e quindi anche un "falso ideologico di progettazione"; il tutto senza togliere nulla alla maestosità dell'opera.
  Nella foto d’epoca si vede la vera struttura portante in costruzione, e non ci sono ancora gli archi.


 

Nessun commento:

Posta un commento