4 - ENTRARE NELLA STORIA... SI PUO'...
In situazioni
emergenti (ad esempio le Expò) Architetti ed Ingegneri fin dal lontano 1851
hanno creato delle pagine progettuali di alta tecnologia.
Quindi
pensare che una Edilizia Hi-tech possa esistere, si può...
non è fantascienza, i presupposti per la
fuoriuscita dell'Edilizia dalla Preistoria ci sono, le cognizioni tecniche
pure, .... , ma la volontà di utilizzare l'hi-tec in produzione di massa, per
migliorare l'habitat, renderlo organico e flessibile, riporoducibile,
trasformabile, smontabile e rimontabile (quasi come un manufatto arredo
dell'Ikea), quella volontà... no, ancora non c'è; anche se "nulla hosta" perchè tale volontà
ci sia.
Vedi il Crystal Palace dell'Expò del 1.851 (!!!): a fine Fiera, fu smontato,
e rimontato in altro sito con qualche aggiunta sostanziale ma con le medesime
caratteristiche, come si vede nelle foto d'epoca qui riprodotte.
|
|
Come
nell'Habitat di Moshe Safdie all'Expò di Montreal nel 1967:
"Un esempio di
architettura forse difficile da digerire al primo impatto, ma flessibile, trasformabile, aggiungibile,
decurtabile; un "organismo in fieri" con una tipologia di immagine
che affonda le sue radici nella gasba algerina (era attuale ed emergente la
Battaglia di Algeri, film del 66 di Gillo Pontecorvo sui dieci anni di lotta di
liberazione portati avanti dal F.L.N. - Fronte Nazionale di Liberazione).
|
|
Un'architettura veramente organica, pur nel cubismo di stampo
razionalista delle sue forme, organica in quanto organismo come vivente nella
sua adattabilità nel tempo e nello spazio alle esigenze degli abitanti
suoi fruitori.
Le capsule
appaiono applicate alla struttura, aggiunte per aggregazione, per successivo
posizionamento, sottintendendo e suggerendo una potenziale flessibilità,
accrescibilità e smontabilità, pur non avendone le vere caratteristiche
tecniche, in quanto ancora l’evoluzione tecnologica ancora non lo permetteva
(ma vi erano vicini, soprattutto morfologicamente).
Come nel Padiglione
Italiano all'Expò di Osaka, nel 1970, dello studio Valle, dove viene completamente superato il concetto base di ogni
struttura, fatto di pilastri e travi, tamponature e solai, tutti rigorosamente
perpendicolari, verticali ed orizzontali.
Erano anni di grande ricerca. Era la vittoria del "trenta gradi"
sull'angolo retto.
Una vittoria che doveva avvenire, nel mondo del 68
quella sensazione era nell'aria, il “trenta-sessanta”
doveva nascere, (come il Messia doveva nascere, chiunque esso potesse essere,
nell'anno zero): lo studio Valle era all'avanguardia per una progettazione
rivoluzionaria.
Nel 1972
ospitava al suo interno una compagine dello studio Tange, il più noto
architetto giapponese (ed io partecipai per quello studio alla stesura della
Relazione Tecnica per il piano particolareggiato di Librino, quartiere
satellite di Catania).
|
|
In edilizia la storia è ancora fantascienza,
e la fantascienza dell'altro ieri è la
scienza di ieri. L'utopia di ieri è la filosofia di oggi.
E' di un anno
prima rispetto ad Osaka, del 1969, il Progetto/esame (architettura degli
interni) di un Cinema a Via Cola di Rienzo
redatto dal sottoscritto con altri tre colleghi studenti: la visione
preveggente di un passato prossimo è la descrizione, secondo l'immaginario
collettivo, della realtà attuale.
Ma quello che
progettavamo trentacinque anni fa, negli anni 60, non era il frutto di pura
fantasia onirica, o di elucubrazioni psichedeliche.
Era frutto di meditazione tecnica, di innovazioni di
ingegneria strutturale, di architettura pensata nello spazio e nel "fieri"
del tempo; e continuiamo a precisare che, in contemporanea, persone
che non si conoscevano, che non avevano modo di attingere idee ed immagini
dall'altro, di diversa leva ed estrazione (l'arch. Valle, già allora affermato
ai più alti livelli, ed il nostro gruppo di studenti di Architettura, da poco
nato e formato da allora ragazzi), progettavano, per organismi diversi e
dislocati agli antipodi del mondo:
volumi e strutture con incredibili
analogie, tutte apparentabili ad une edilizia che poteva apparire di
fantascienza:
ma
fantascienza non era.
Il padiglione italiano all'expò di Osaka, ed il
nostro cinema progettato per un lotto in via Cola di Rienzo a Roma, sono
apparentati da una simile tipologia di pensiero.
PADIGLIONE ITALIANO A OSAKA
CINEMA IN VIA COLA DI RIENZO
Ma torniamo alle Expò, ed andiamo indietro nel
tempo.
1889 - PARIGI - TORRE EIFFEL
E' un inno alla tecnica dell'acciaio, ma con
la rinuncia al concetto di "funzione", se non quella di
"monumento" irripetibile.
Una precisazione tecnica, che forse ne
diminuisce la caratteristica di capolavoro universale di ingegneria (ma questa mia è forse una deformazione
professionale da architetto): i quattro archi di ingresso sopra la base,
non sono archi "portanti", come vorrebbero apparire all'occhio del
visitatore inesperto; anzi, sono archi "portati" dai piloni in
diagonale retta, facendolo diventare un "falso strutturale" e quindi
anche un "falso ideologico di progettazione"; il tutto senza togliere
nulla alla maestosità dell'opera.
Nella foto d’epoca si vede la vera struttura
portante in costruzione, e non ci sono ancora gli archi.
Nessun commento:
Posta un commento